

I giovani di Boltiere in Progress a sostegno degli anziani per superare l’emergenza coronavirus. È dai primi giorni di marzo che il gruppo di ragazzi, quasi tutti under trenta, è impegnato nelle consegne a domicilio della spesa e dei beni di prima necessità agli anziani del paese. “Tradizionalmente a Boltiere è l’associazione San Martino che si occupa della distribuzione dei pasti a domicilio – ha detto il sindaco Osvaldo Palazzini – ma la maggior parte dei volontari sono over 65 ed è meglio che rimangano a casa. Quindi abbiamo coinvolto i ragazzi di Boltiere in Progress che da subito si sono detti disponibili a darci una mano”.
È dai primi giorni di marzo che un gruppo di ragazzi, quasi tutti under trenta, è impegnato nelle consegne della spesa e dei beni di prima necessità agli anziani del paese
“Noi siamo un gruppo informale di giovani legato al circolo Acli – spiega Emilio Zubiani, referente di Boltiere in Progress – siamo partiti organizzando mostre fotografiche e serate di incontro per i ragazzi su vari temi. Quando è scoppiata l’epidemia ovviamente siamo stati costretti a sospendere tutte le serate, ma non ci sembrava certo il caso di restare con le mani in mano. Quando ho proposto ai ragazzi di fare qualcosa per aiutare la nostra comunità mi hanno subito detto di sì, senza esitare. Oltre a metterci a disposizione in prima persona ci siamo anche occupati di reclutare altri volontari: nel corso di 2 o 3 settimane abbiamo ricevuto circa 80 disponibilità”.
Per la maggior parte i volontari sono ragazzi sotto i trenta, ma si sono rese disponibili anche persone più adulte. Ad ogni negozio di Boltiere che effettua consegne a domicilio sono stati assegnati 2 o 3 volontari, mentre altri 6 si occupano della consegna dei pasti. Ma non solo: i ragazzi di Boltiere in progress si sono occupati anche della colletta alimentare. Uno slancio di generosità che ha definitivamente abbattuto lo stereotipo dei “giovani menefreghisti” interessati solo a se stessi. “Io ho 26 anni – spiega Emilio Zubiani – ho sempre fatto volontariato in oratorio o al Cre. Io sono in smart working quindi sto continuando a lavorare, ma nonostante questo riesco a ritagliarmi qualche ora per questa iniziativa.
È questo l’aspeto più gratificante: sapere che chi ha bisogno di qualcosa ha qualcuno a cui potersi rivolgersi, perchè nessuno sia lasciato indietro.
Credo che sia questo il vero senso di comunità, mettere tutti un piccolo pezzo per riuscire a superare una situazione come quella in atto. Le persone ci sono molto riconoscenti: sono felici di vederci anche solo per scambiare due parole e di sentirsi seguiti. È questo l’aspeto più gratificante: sapere che chi ha bisogno di qualcosa ha qualcuno a cui potersi rivolgersi, perchè nessuno sia lasciato indietro.


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