intervista a Nadia Cerretti
Ago e filo
Verdello
Piccoli commercianti
Nadia Cerretti di ago e filo ha riconvertito la sua azienda ed ora produce delle mascherine speciali
Piccoli commercianti ai tempi del covid
Con le mascherine, anche dopo la fine del lockdown, dovremo convivere per molto tempo. Certo è che esteticamente non sono il massimo, e che, soprattutto per i più piccoli, non vedere le espressioni del viso di chi incontriamo può dare luogo ad equivoci e fraintendimenti.
Da qui è nata l’idea di Nadia Carretti, titolare della sartoria Ago e Filo di Verdello che, durante questa epidemia, si è reinventata da sarta a produttrice di mascherine. Le mascherine di Nadia non sono certificate, in quanto realizzate con semplice stoffa, ma sono comunque un’alternativa più comoda rispetto alle sciarpe e ai foulard (visto anche il caldo) imposti dalla Regione per chi non riesce a procurarsi una mascherina chirurgica. E in più sono decisamente più gradevoli di quelle tradizionali, tanto che qualcuno le ha acquistate da mettere sopra a quelle certificate. “Ho aperto la mia sartoria poco meno di due anni fa – racconta Nadia – ma certo non mi sarei mai aspettata di passare da sarta per signore a cucitrice di mascherine. Eppure in tantissimi me le hanno chieste, così ho deciso di iniziare a produrle”.
Ma le mascherine di Nadia, che si autodefinisce “creativa dalla nascita” non potevano essere certo dei banali pezzi di stoffa incolori. Dalla sua sartoria escono mascherine coloratissime, per adulti e anche per bambini, con fantasie accattivanti e persino, per i più piccoli, con i personaggi Disney.
E non è tutto: “Dopo aver seguito un incontro on line con una formatrice mi sono resa conto che le mascherine hanno un grosso limite: non lasciano vedere la bocca delle persone che ci stanno parlando. Questo è un grosso problema non solo per le persone sordomute, che non possono più leggere il labiale, ma anche per i bambini, che hanno bisogno di vedere le espressioni di chi incontrano e il movimento delle labbra. Così ho deciso di produrre delle mascherine che lascino vedere, attraverso una finestra trasparente, la bocca di chi le indossa. Sono piaciute tantissimo, la prima a chiedermele è stata una maestra. Mi ha detto che, quando le scuole riapriranno, vuole che i suoi bambini possano vederla in volto mentre parla. Per alcuni è una cosa banale, in realtà è molto importante”. L’altro tipo di mascherina più richiesto, come spiega Nadia, è quello che permette di lanciare dei messaggi a chi incontriamo. “In questo caso sono delle mascherine di stoffa con una tasca di plastica trasparente all’interno della quale si può inserire un biglietto con un messaggio da leggere, ad esempio un buongiorno. Ma ci si può anche disegnare sopra un bel sorriso con dei pennarelli”.
Insomma, se con le mascherine dobbiamo rassegnarci a convivere e ancora non sappiamo per quanto tempo, facciamo almeno in modo che diventino degli accessori simpatici e un modo per esprimere noi stessi, anziché un simbolo della paura del contagio e dei sorrisi che abbiamo perso.
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