

Verdello riparte, dopo la messa di domenica in memoria dei defunti per Coronavirus e la cerimonia che si è tenuta a Bergamo la sera stessa il paese è pronto per guardare al futuro. Commovente il discorso del sindaco Fabio Mossali domenica mattina davanti al Santuario di Verdello.
“È stata un’esperienza che ci ha provato profondamente, ma abbiamo imparato che uniti si supera tutto, mentre da soli non si va da nessuna parte”
“Care amiche e cari amici di Verdello – ha detto il sindaco – è bello vedervi qui oggi, distanziati, con le mascherine, ma finalmente riuniti per un momento importante di ricordo che ci accomuna tutti. Vero che da qualche settimana ci stiamo abituando ad un progressivo ritorno alla normalità, una “strana” normalità che non sappiamo quanto dovrà ancora durare. Vero che le nostre vite hanno ripreso a scorrere, ma è la prima volta dallo scoppio dell’emergenza il 23 febbraio, giorno che doveva essere della sfilata di carnevale, che la comunità civile e religiosa si ritrova unita. Grazie don Lucio per aver accolto la richiesta di questo momento di condivisione.
Dal 23 febbraio ad oggi sono accadute tante cose. Il mondo è cambiato, anche se con il passare delle settimane tendiamo a rimuovere e a ritornare a quello che siamo sempre stati. È giusto ed inevitabile che sia così. Viviamo nell’oggi, siamo preoccupati per quello che ci capiterà domani. Tante sono le incognite che ci stanno di fronte: sanitarie, ma ancor più economiche e sociali. Prepariamoci ad affrontare le prossime criticità, avendo imparato qualcosa da ciò che è stato.
Il senso del nostro essere qui oggi è questo. Vogliamo ricordare ciò che è accaduto, per non correre il rischio di rimuoverlo frettolosamente, perdendo ciò che di utile può averci insegnato. Innanzi tutto la nostra fragilità. Doveroso è onorare i troppi concittadini che ci hanno lasciato in questi mesi. Ogni perdita è dolorosa. Il lutto fa parte della nostra vita.
Ma ciò che è successo a marzo specialmente è stato tragico e indimenticabile, ben oltre ogni normalità. 7 verdellesi ci hanno lasciato a gennaio, 8 a febbraio; 29 a marzo, 13 ad aprile, e poi 9 a maggio e 3 a giugno. Sono numeri impressionanti che ci danno la dimensione di quel che abbiamo vissuto; sono giorni che ricorderemo sin troppo bene, scanditi da un continuo e angosciante suonare a morto delle campane.
Tante volte ci siamo detti vicini alle famiglie che hanno perso i genitori, gli amici, i parenti, non solo per il dolore in sé, ma per il modo quasi sempre impietoso in cui il distacco è avvenuto, privo del conforto di un rito funebre che spesso aiuta, con la vicinanza della comunità, a elaborare e superare. Stringiamoci a queste famiglie, preghiamo per coloro che ci hanno lasciato.
In mezzo a noi sono presenti i volontari e i gruppi combattentistici che hanno prestato un’opera preziosissima durante l’emergenza, ma anche le molte associazioni verdellesi, sociali e sportive, che si sono viste costrette a interrompere le loro attività. Sono presenti le autorità civili e religiose, le forze dell’ordine. Tutti vicini all’altare e alla presenza del gonfalone comunale. Grazie a tutti per essere qui. Ricordiamoci di questo momento, i prossimi mesi, pur con tutto il legittimo desiderio di tornare alla vita di sempre. Ognuno ha un suo percorso, vi sono idee e prospettive diverse che emergeranno. Torneremo alla nostra privatissima quotidianità. Ma se l’emergenza ci ha insegnato qualcosa è che nei momenti difficili l’unica strategia vincente è fare squadra. Non dimentichiamolo. Il paese è uno. Il paese è di tutti. Ne siamo tutti responsabili”.